Paolo Sala

fiscalista · content curator · apprendista stoico

set 2023

Quanto deve accantonare un forfettario per le tasse?

Un imprenditore o professionista che intenda gestire bene la propria attività non può fare a meno di avere un’indicazione concreta sull’importo delle tasse da pagare.

I calcoli sono molto complicati, ma uno dei vantaggi per chi aderisce al regime forfetario sta proprio nella semplificazione dei calcoli delle tasse.

Quanto scritto in questo post ha lo scopo di fornirti un’idea di quanto accantonare, ma non dimenticare che ogni situazione deve essere analizzata conoscendo i dati reali dell’attività.

Imposta sostitutiva forfettari

Il primo dato da sapere è il codice attività, il cosiddetto Codice Ateco, perché è ciò che stabilisce la percentuale di redditività.

Molte attività professionali o artigianali riducono il fatturato del 22% a titolo di spese forfettarie deducibili. In altri termini la percentuale di redditività è del 78%, ovvero ogni €1.000 di incasso, €780 sono tassabili.

NOTA: a dire il vero da questo reddito è possibile togliere anche i contributi versati nell’anno, ma per tenere i calcoli semplici non consideriamoli.

A questo punto bisogna sapere qual è la percentuale da applicare per le imposte e quella per i contributi previdenziali.

– L’imposta sostitutiva che pagano i forfettari è il 15% del reddito che si riduce al 5% per le imprese neocostituite.

– I contributi INPS sono circa il 25% del reddito per artigiani/commercianti e poco più per i professionisti.

Nell’esempio fatto prima il reddito è 780 euro, le tasse sono il 15%, ovvero 117 euro che rappresentano circa il 12% del fatturato. → 117 / 1000 * 100 = 11,7%

Se consideri che il calcolo corretto prevede che il reddito imponibile può essere ridotto anche dei contributi versati la percentuale reale potrà essere intorno al 10% delle fatture emesse e incassate.

→ In questo esempio l’accantonamento per le tasse è molto semplice: su ogni fattura che incasso devo accantonare circa il 10% di tasse. 

Contributi INPS forfettari

Per quanto riguarda il calcolo dei contributi INPS il ragionamento è simile, cambia però l’impostazione a seconda che tu sia artigiano/commerciante oppure libero professionista. 

I primi versano una cifra fissa – minima – su un reddito presunto di circa 17 mila euro, mentre i secondi pagano una percentuale sul reddito effettivo.

Per semplificare molto il concetto considera che circa il 25% del reddito viene versato all’INPS.

Nell’esempio che ho fatto prima circa il 20% dell’importo incassato è da restituire allo Stato sotto forma di contributi INPS.


Ricapitolando:

L’erario chiede circa il 10% dei tuoi incassi sotto forma di imposta sostitutiva, mentre l’INPS ne vuole circa il 20% sotto forma di contributi. 

Un accantonamento di circa il 30% del fatturato mette al riparo da grosse sorprese.

Per fare i calcoli corretti, però, bisogna sapere tre cose:

– qual è il Codice Ateco dell’attività svolta;

– l’imposta sostitutiva è piena (15%) o ridotta (5%);

– l’inquadramento fiscale è da professionista oppure artigiano/commerciante.

– i commercianti e gli artigiani possono richiedere la riduzione dei contributi INPS del 35%

Spero ti sia utile, se hai bisogno contattami e ti fornisco istruzioni dettagliate sulla tua situazione.