È vero che il semplice possesso di criptovalute obbliga al pagamento di imposte?
La legge di bilancio per il 2023 include alcune significative novità rispetto al passato, tra cui il versamento di un’imposta paragonabile ai bolli sui conti correnti, anche in assenza di plusvalenze.
Dal 2023, quindi sulla dichiarazione che a breve presenteremo, si dovrà calcolare e versare l’IVAFE, l’imposta sul valore delle attività finanziarie, pari al 2 per mille (0,2%) delle criptovalute possedute al 31 dicembre.
Il calcolo dell’imposta si basa sul valore delle criptovalute al 31 dicembre 2023 o, in mancanza di tale dato, sul prezzo di acquisto delle criptovalute. Questo valore può essere fornito dall’exchange (se le criptovalute sono conservate in uno di essi) oppure calcolato dal possessore.
Se le criptovalute sono detenute presso un intermediario italiano (come un exchange), questi dovrebbe trattenere e versare l’imposta di bollo per conto del possessore, in alternativa all’IVAFE.
Se l’imposta di bollo non viene trattenuta dall’intermediario, si applica un’imposta del 2 per mille sul valore delle criptovalute, indipendentemente dal fatto che queste siano detenute presso un intermediario, italiano o estero, o conservate in un wallet personale al di fuori degli exchange.
Fonte: Studio Allievi – YouTube