Stamattina ho seguito un webinar organizzato dal Caf Tutela Fiscale del Contribuente a tematica fiscale: due cose hanno attirato la mia attenzione in modo particolare:
1. IL RICALCOLO DEGLI ACCONTI IRPEF
Gli acconti dovuti in corso d’anno si versano in due rate uguali, a giugno e novembre (per i soggetti ISA), utilizzando l’imposta dell’anno precedente come base di calcolo.
Nulla vieta di ridurli in previsione di minori guadagni. Ma attenzione a rispettare gli importi, perché l’Agenzia delle Entrate si aspetta un secondo acconto uguale al primo.
Questo è ciò che è emerso nel webinar.
Nella mia esperienza personale non mi è mai stato contestato nulla. È vero, però, che ho sempre fatto in modo che i versamenti degli acconti fossero sufficienti a coprire l’intera imposta dovuta, anche ricorrendo al ravvedimento operoso.
Forse sono stato solo fortunato.
2. IL NUOVO RAVVEDIMENTO OPEROSO
Il “ravvedimento” è uno strumento utile a sanare ritardati versamenti con sanzioni ridotte a seconda del ritardo con cui ci si “pente“.
Dal punto di vista tecnico, come ha ricordato nel webinar Mauro Nicola, cambia poco: la sanzione di partenza su cui calcolare le riduzioni passa dal 30 al 25 per cento.
Dal punto di vista pratico, invece, aziende e loro consulenti, devono fare attenzione al momento in cui si commette l’irregolarità da sanare.
– Entro il 31 agosto 2024 valgono le regole del vecchio ravvedimento, con sanzione base del 30%.
– Dal 1 settembre 2024 scatta il “nuovo ravvedimento”, con base di partenza del 25%.