Tendiamo a interpretare la procrastinazione come una mancanza di volontà, mentre spesso si tratta di una reazione emotiva: rimandiamo quando l’idea di iniziare un compito genera un piccolo disagio immediato, anche se il beneficio dell’azione è chiaro. L’attenzione si sposta su qualcos’altro e il compito rimane lì, in sospeso, alimentando una spirale di rinvii.
Un modo semplice per interrompere questo meccanismo è ridurre drasticamente la soglia di ingresso.
Dedicare pochi minuti al giorno all’attività che tendiamo a rimandare permette di aggirare la resistenza iniziale: non per ottenere grandi risultati, ma per creare un primo contatto con il compito, abbassare la pressione emotiva e favorire una continuità sostenibile. In questo modo l’impegno non appare più come un blocco unico e minaccioso, ma come una serie di passi minimi, più gestibili e meno carichi di aspettative.
In questa prospettiva, il vero ostacolo è l’impatto emotivo dell’inizio, e a superarlo serve più la ripetizione leggera che la disciplina rigida. In molti casi, iniziare — anche in modo imperfetto e per pochi minuti — è già una forma efficace di progresso.
Sintesi tratta da “Una tecnica scientifica per superare la procrastinazione” di G. Romagnoli, PsiNel